Cladribina sopprime la risposta umorale intratecale
MAVENCLAD è indicato per il trattamento di pazienti adulti con sclerosi multipla (SM) recidivantead elevata attività, definita da caratteristiche cliniche o di diagnostica per immagini (vedereparagrafo 5.1).4.2 Posologia e modo di somministrazioneIl trattamento con MAVENCLAD deve essere iniziato e supervisionato da un medico esperto neltrattamento della SM.PosologiaLa dose raccomandata cumulativa di MAVENCLAD è di 3,5 mg/kg di peso corporeo in 2 anni,somministrata come 1 ciclo di trattamento da 1,75 mg/kg per anno. Ogni ciclo di trattamento consistedi 2 settimane di trattamento, una all’inizio del primo mese e una all’inizio del secondo mesedell’anno di trattamento corrispondente. Ogni settimana di trattamento consiste di 4 o 5 giorni in cui ilpaziente assume 10 mg o 20 mg (una o due compresse) come singola dose giornaliera, in base al pesocorporeo. Per informazioni dettagliate, vedere le Tabelle 1 e 2 riportate di seguito.Dopo il completamento dei 2 cicli di trattamento, negli anni 3 e 4 non è necessario un ulterioretrattamento con cladribina (vedere paragrafo 5.1). Una ripresa della terapia dopo l’anno 4 non è statastudiata.
Nei pazienti affetti da sclerosi multipla (SM) recidivante remittente (RRSM), il trattamento con cladribina porta a una soppressione duratura, fino a 10 anni, della risposta umorale intratecale. Tale soppressione potrebbe essere un meccanismo aggiuntivo che potenzia l'effetto terapeutico sulla progressione della malattia, secondo gli autori di uno studio pubblicato online su “Multiple Sclerosis and Related Disorders”.
Cladribina (2-cloro-2'-deossiadenosina) è un analogo nucleosidico purinico resistente all'adenosina deaminasi con proprietà di riduzione preferenziale linfocitaria che agisce attraverso la modalità di immuno-ricostituzione pulsata, ricordano gli autori, guidati da Konrad Rejdak, del Dipartimento di Neurologia dell’Università Medica di Lublino (Polonia).
Per lungo tempo vi è stato interesse sulla cladribina come farmaco per il trattamento della SM. «Il farmaco è stato inizialmente utilizzato nella formulazione parenterale e vari studi hanno dimostrato l'elevata potenza del composto nel sopprimere l'attività della malattia e rallentarne la progressione nei pazienti affetti» proseguono Rejdak e colleghi.
«Questo ha aperto la strada agli studi più recenti, con l’impiego di una formulazione orale del composto (in compresse), volti a dimostrare la sua efficacia nella RRSM» sottolineano.
Le compresse di cladribina hanno recentemente ricevuto l'approvazione dall'Agenzia europea per i medicinali (EMA, riconosciuta anche dall’Agenzia italiana del farmaco [AIFA]) per il trattamento della RRSM altamente attiva e, in base alle prove disponibili, sono considerate con grande rilievo nell'armamentario per il trattamento della SM.
Osservato per 10 anni l’effetto sulle bande oligoclonali nel liquor di pazienti con RRSM
«In questo studio ci siamo concentrati sull'effetto della cladribina sull'espressione di bande oligoclonali (OCB) nel liquido cerebrospinale in pazienti con RRSM osservati per 10 anni» affermano i ricercatori.
Sono stati arruolati in modo prospettico 29 soggetti naive al trattamento, con RRSM definita clinicamente secondo i criteri di McDonald, i quali hanno ricevuto una terapia di induzione con cladribina parenterale sottocutanea (a una dose cumulativa di 1,8 mg/kg suddivisa in 6 cicli ogni 5 settimane somministrati per 4-6 giorni, a seconda del peso corporeo dei pazienti).
I pazienti selezionati hanno ricevuto dosi di mantenimento nel periodo di follow-up. Erano eleggibili all’inclusione anche pazienti con malattia attiva, confermata dalla presenza di una o più lesioni con accumulo di gadolinio in T1 alla RM cerebrale e che erano risultati positivi per la presenza di OCB nel liquor.
La differenza, rispetto al gruppo controllo, evidenziata dalla focalizzazione isoelettrica
La focalizzazione isoelettrica [tecnica elettroforetica con la quale le proteine si separano su un supporto solido, molto spesso un gel, in base al loro punto isoelettrico] ha rivelato che il 55% dei pazienti non aveva OCB nel liquido cerebrospinale dopo il trattamento con cladribina rispetto ai test di riferimento quando il 100% dei pazienti era positivo per l'OCB, riportano Rejdak e colleghi.
Non si sono rilevate differenze significative nei punteggi EDSS (Expanded Disability Status Scale) al basale e alla fine del ciclo di trattamento tra i sottogruppi di pazienti OCB-positivi vs. OCB-negativi in relazione a genere, età, durata di malattia dall’esordio e caratteristiche del liquido cerebrospinale, aggiungono.
Da sottolineare come all'ultimo follow-up i pazienti OCB-negativi presentavano una disabilità inferiore rispetto a quelli OCB-positivi (p = 0,03), precisano gli autori.
«Questo è il primo studio che dimostra come il trattamento con cladibrina sopprima la risposta umorale intratecale nei pazienti con RRSM con un follow-up a lungo termine» scrivono gli autori.